Totti si racconta 'che fatica lasciare, chiamatemi Francesco'
Totti si racconta 'che fatica lasciare,chiamatemi Francesco' - "Che fatica lasciare, ma se ci reincontriamo, continuate a chiamarmi Francesco". A poche ore dalla fine della sua lunga carriera di calciatore con la maglia della Roma, Francesco Totti si racconta in un video. Dai primi calci al pallone ("e mio papà Enzo che continuava a dire che Riccardo era più forte") all'esordio in Serie A, dai padri putativi Mazzone e Zeman al trionfo Mondiale("dove sono arrivato per miracolo"), agli amici di una vita, Vito Scala, "un confidente leale che mi ha sempre dato dei consigli giusti e Daniele De Rossi, "un fratello": tutto in un lungo video sul profilo "draw my life" del club giallorosso, che si apre e chiude con due frasi che racchiudono l'essenza del fuoriclasse: "Sono Francesco e per molti sono il Capitano, per altri il 10, altri ancora mi chiamano il Cap, poi ci sono stati altri soprannomi, ci vorrebbe una vita per ricordarli tutti. Qualcuno addirittura insiste con il Pupone, ma io sono Francesco: e' il più bel regalo del calcio, rendermi uno di casa nelle case dei romanisti. Continuate a chiamarmi Francesco".
"Ero Francesco quando mamma Fiorella interrompeva la partitella sotto casa perché la cena era pronta ricorda Totti - e papà Enzo già mi diceva che ero scarso. Io crescevo, le cose iniziavano ad andare benino, ma secondo lo Sceriffo - a proposito di soprannomi, questo è quello di mio papà - era più forte mio fratello Riccardo. Io lì per lì non capivo se faceva sul serio. Quello che ho pensato dopo un po' è che lo faceva per farmi rimanere con i piedi per terra, e allo stesso tempo, per farmi andare oltre i miei limiti. In parole povere Ricca', non ti offendere: quello forte a giocare a pallone ero io". Poi il calcio vero e l'inizio della favola, dove non poteva mancare "un maestro saggio disposto a prendere il ragazzino per mano e ad affidargli i poteri per affrontare la vita dei grandi. Ecco. Mago Merlino per me è stato Mazzone. Mi ha tenuto alla larga dagli inganno e mi ha protetto dal successo", è il tributo al tecnico ascolano del n.10 che parla con affetto di Franco Sensi, "un presidente a cui devo molto", e Zdenek Zeman: con lui feci un altro passo vero la maturità" e la nazionale con la quale ha condiviso la vittoria all'Europeo U21 in Spagna e lo storico Mondiale del 2006, nonostante un gravissimo infortunio a soli tre mesi dal torneo:"Ho temuto di aver perso il treno, ma è stato un attimo, non mi sono mai sentito solo".
Il racconto si dipana tra ricordi personali, sfottò, le ormai storiche t-shirt "a cominciare da quella a cui sono più legato "6 unica", dedicata a colei che sarebbe diventata sua moglie, Ilary e "le tante persone con cui ho condiviso la stanza: "Ho avuto centinaia di compagni di squadra - racconta Francesco - ho conosciuto ragazzi di ogni nazionalità, ho sentito parlare tantissime lingue, ma il linguaggio del calcio è uno soltanto. Lo spogliatoio è governato sempre dalla stessa e semplice legge: lì dentro non esistono differenze di nessun tipo. Se la vita fosse uno spogliatoio...". Tra i tanti, uno speciale, "un fratello", come Totti definisce De Rossi: "Per me è Daniele, come io sono Francesco. Potrei raccontare 100 episodi e altrettante battaglie che ci hanno unito. Vi basterà sapere che quando la fascia è finita sul suo braccio, io sentivo che si trovava in un posto sicuro. Le spalle di Daniele sono un posto sicuro".
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